La storia della formula 1, è piena di piloti promettenti che si perdono dopo
poche gare e di altri che, invece ottengono più di quello che realmente
meritano.
Nello sport come nella vita, il carisma, la capacità di comunicare, sono fondamentali per il successo.
Oggi, un giovane che voglia intraprendere la carriera di pilota, prima di
dimostrare il suo valore in pista deve sapersi circondare di persone che lo
spingano nella direzione giusta, che riescano ad imporlo come personaggio.
Il
pioniere di questo modo di intendere le corse, è sicuramente Niki
Lauda. Prima di approdare alla Ferrari, era un perfetto sconosciuto, non
aveva mai vinto nulla ed era sempre più lento dei suoi compagni di squadra.
Ronnie Peterson era regolarmente più veloce di almeno cinque decimi al giro ma, lo svedese, pensava solo a guidare senza curare le pubbliche relazioni e, infatti, non ebbe mai l'opportunità di guidare una vettura competitiva.
Niki, invece, ha sfruttato il fatto di essere stato scelto da Ferrari, per attirare su di sé l'attenzione degli sponsor e di tutto il team, proteso a dimostrare che il Drake aveva visto giusto.
Quando lascia la Ferrari per un team meno competitivo è in difficoltà e, di nuovo, stenta a tenere il passo dei compagni
e dell'astro nascente Nelson Piquet, tanto da ritirarsi.
E' poi richiamato da Ron Dennis che ha bisogno di un uomo immagine per risollevare il marchio McLaren.
I tifosi di Niki sostengono che sia stato lui l'artefice della rinascita del team
McLaren. In realtà la maggior parte del merito è da attribuire all'altro
pilota dell'epoca, John
Watson.
Lauda è stato un grande maestro. Piquet, suo compagno alla Brabham, è sempre riuscito ad avere una scuderia che lavorasse solo per lui,
Prost era un pilota velocissimo ma inconcludente e solo dopo essere stato compagno di Niki, ha iniziato a vincere titoli mondiali e ad avere un notevole peso politico.
Michael Schumacher si è mosso in questo senso fin dall'inizio
e, guidato dal manager Willy Weber, è riuscito ad avere sempre un team costruito su misura per lui. I successi sono, di conseguenza, arrivati
subito.
Basta vedere i nomi dei suoi compagni di squadra o leggere le dichiarazioni di Herberth al riguardo per averne la prova.
Per favorire un pilota rispetto ad un altro, basta "giocare" con l'elettronica. La stagione 1999 è un esempio evidente. Dopo l'incidente di Schummy,
Eddie Irvine è diventato all'improvviso, un pilota vincente quel tanto che basta per conquistare il titolo costruttori, non quello piloti, quello doveva assolutamente vincerlo Schumacher.
Ora,
il nuovo astro nascente, sembra essere il colombiano Juan Pablo Montoya.
Nel 1999, si diceva che Zanardi
non valeva niente perchè era più lento di Ralf
Schumacher di 3 - 4 decimi al giro, Montoya è più lento di 6 decimi
ed è un campione? Credo che questo sia veramente il colmo e la dimostrazione di
quanto affermo.
Tutto questo per far capire quanto sia relativo stabilire se un pilota è migliore di un altro e non per sminuire le doti
dei piloti che ho citato che, sicuramente, sono stati fra i più forti della
storia. Molti sono spariti proprio perchè non hanno saputo gestire
questo aspetto della carriera. Oltre al già citato Peterson, mi viene in mente Alboreto
che rifiutò la McLaren per la Ferrari, Alesi
che rifiutò la Williams. Quanto sarebbe cambiata la loro storia se fossero
stati indirizzati meglio? Frentzen
era considerato il pilota tedesco più veloce, persino di Schumacher. Luca
Badoer ha vinto tantissimo nelle formule minori e batteva regolarmente Damon
Hill e Coulthard
eppure, questi piloti, non sono
riusciti ad imporsi.
Permettetemi di escludere da questo discorso un pilota che, come risultati, non può essere paragonato con nessuno. Prima di arrivare in formula uno, vinse il
70% delle corse disputate e si parlava di lui come di un futuro campione, già
nel 1981 quando correva in F.Ford.
Poteva vincere la sua prima gara già al sesto gran premio con una vettura che, prima del suo arrivo, a stento si qualificava. La vittoria gli fu rubata per i motivi
politici e di sponsor.
Malgrado questi risultati, ha avuto la prima vettura competitiva solo al quinto anno di F.1, è stato osteggiato dalla
F.I.A., perché osava criticarla e offuscava la fama del suo pilota prediletto, Alain
Prost.
Il suo nome, per chi non lo avesse capito, era Ayrton Senna da
Silva.