Le squadre inglesi si fanno notare sempre più frequentemente alle 
        griglie di partenza dei Gran Premi. L'olandese Tony Vandervell esce 
        dalla BRM, la prima e più grande scuderia britannica entrata nel 
        frattempo in crisi, e si mette in proprio. Per le auto del suo nuovo 
        progetto decide di adottare un motore sviluppato dalla celebre Norton 
        Motor Cycles, mentre commissiona il disegno del telaio a Colin Chapman. 
        Ai fratelli Charles e John Cooper, che avevano messo in piedi una 
        fiorente attività occupandosi di auto da Formula 3, affida il compito di 
        costruirlo e montarlo. Sarà Stirling Moss a guidare alla vittoria una di 
        queste nuove auto al Trofeo Internazionale di Silverstone. La Ferrari e 
        la Maserati continueranno a vincere grazie alla bravura di piloti come 
        Fangio e Hawthorn, anche se ormai per le auto italiane i tempi sono 
        cambiati e le rosse non riescono più a dominare in questo sport come 
        hanno fatto dopo la seconda guerra mondiale. Il Gran Premio di Gran 
        Bretagna del 1957 vede la partecipazione di tutte le auto delle scuderie 
        britanniche: le tre Vanwalls guidate da Moss, Brooks e Stuart 
        Lewis-Evans, le 2 BRM e le 3 Cooper, una delle quali guidata da Brabham. 
        Al via Moss si lancia in testa e prende il largo, ma la sua corsa viene 
        rallentata da diverse noie al motore. Al 26° giro, ormai rassegnato, 
        rileva l'auto di Brooks che in quel momento si trova in nona posizione. 
        Poi un'incredibile serie di guasti (forature, grippaggi, frizioni rotte) 
        colpisce i primi riconsegnando a Moss la testa della gara. Quando Moss 
        supera il traguardo la folla dà inizio a grandi festeggiamenti: il Gran 
        Premio di Gran Bretagna è stato vinto da uno dei suoi figli. Con la 
        Maserati che si ritira dalle corse, la stagione del 1958 prende il via 
        senza una delle scuderie più prestigiose. La Ferrari ha un nuovo 
        modello, la 246 Dino, per i suoi piloti Hawthorn, Collins e l'astro 
        nascente italiano Luigi Musso. La Vanwall può contare ancora una volta 
        su Moss, Brooks e Stuart Lewis-Evans, mentre la Cooper riconferma 
        Brabham e Roy Salvadori. Da quest'anno una nuova norma prevede che le 
        auto usino come carburante la benzina, invece dell'alcool o del metano. 
        Questo comporta la necessità di alcune modifiche ai vecchi motori e la 
        Vanwall non riesce a completare il lavoro in tempo per la gara 
        d'apertura in Argentina. Qui Moss, alla guida di una Cooper, si ferma 
        una volta in meno del solito ai box per guadagnare più tempo possibile, 
        ma mette in serio pericolo la durata delle sue gomme nel finale e taglia 
        il traguardo con i pneumatici consumati fino alle tele. Si aggiudica la 
        gara successiva un'altra Cooper, ma questa volta pilotata da Maurice 
        Trintignant, dopo una corsa ad eliminazione. Entrambe queste vittorie 
        sono ottenute su Cooper private, patrocinate da Rob Walker. Tra queste 
        due prime gare passano quattro mesi: 
        
approfittando di questo tempo Moss 
        e Fangio partecipano ad una 500 km a Cuba. Fangio però non prenderà mai 
        parte al via poiché viene sequestrato dai ribelli filo-castristi che 
        stanno protestando contro la decisione del governo di sostenere 
        finanziariamente la competizione nonostante le terribili condizioni 
        economiche del paese. Fortunatamente verrà liberato poco dopo la 
        conclusione della corsa, vinta da Moss. Al Gran Premio d'Olanda, che si corre sul circuito di 
        Zandvoort, il podio è tutto britannico, con la Vanwall del vincitore 
        Moss e le BRM di Schell e Behra. La gara successiva, il Gran Premio del 
        Belgio a Spa, viene vinto da Tony Brooks, il cui stile di guida morbido 
        sembra esaltare le caratteristiche di questo circuito dalle curve larghe 
        e veloci. Con il Gran Premio di Francia si assiste al trionfo di 
        Hawthorn, che porta la Ferrari alla prima vittoria dal 1956, ma anche 
        alla tragedia della morte di Luigi Musso, l'ultimo dei grandi piloti 
        italiani. La gara è anche l'ultima nella formidabile carriera di Fangio. 
        Peter Collins all'inizio della stagione si impegna solennemente a dare 
        tutto il proprio aiuto all'amico Hawthorn nella caccia al titolo 
        mondiale e a Silverstone Collins ha l'occasione per dimostrarsi di 
        parola, impegnandosi in un duello con Moss. L'auto di Moss presto è 
        fuori uso. Collins va a vincere e il suo amico Hawthorn, finendo 
        secondo, incamera preziosi punti.
 Questa amicizia ha tragicamente fine 
        quando Collins perde la vita nella sfida con Tony Brooks al Nurburgring. 
        Vincerà Brooks. La corsa al titolo di Campione del Mondo ora ha un 
        terzo, serio contendente: Tony Brooks. La lotta si sposta in Portogallo. 
        Qui Moss ha la possibilità di vincere, ma un suo errore e la sua lealtà 
        gli sono fatali. Hawthorn riesce così a guadagnare i 6 punti di cui ha 
        bisogno per continuare a mantenere la testa della classifica. Moss ha 
        confuso un cartello con scritto HAW-REC (Hawthorn-record) 
        interpretandolo HAW-REG ("tutto regolare per Hawthorn"), senza capire 
        quindi che il suo rivale ha appena preso un altro punto dopo aver fatto 
        registrare il giro di pista più veloce. Al termine della gara, inoltre, 
        Moss prende le difese di Hawthorn, dopo che il pilota della Ferrari è 
        stato accusato di aver spinto la sua auto durante la gara. Infrazione 
        del regolamento che avrebbe procurato a Hawthorn la squalifica, se Moss 
        non fosse intervenuto per salvarlo. Due anni dopo è Moss che si trova in 
        una situazione simile, ma nessuno lo aiuta a scagionarsi dalle accuse. 
        Il mondo dell'automobilismo era, nel frattempo, irrimediabilmente 
        cambiato. L'ultimo Gran Premio si corre in Marocco. Qui Moss vince e fa 
        suo il record del giro di pista, ma Hawthorn, finendo secondo, si laurea 
        Campione del Mondo, primo britannico della storia, con un solo punto di 
        vantaggio su Moss. Verso la fine della gara Lewis-Evans esce di pista e 
        la sua Vanwall prende fuoco. Il pilota riesce a divincolarsi dai 
        rottami, ma senza liberarsi del tutto dalle fiamme. In preda al panico 
        scappa dai soccorritori e sei giorni più tardi muore per le gravi 
        ustioni riportate.
 Hawthorn si ritirerà dalle corse in dicembre… e 
        morirà in un incidente d'auto il gennaio successivo. L'automobilismo è 
        uno sport pericoloso e sempre lo sarà. Non si può negare che la 
        possibilità di ferirsi o di morire sia sempre in agguato, ma non 
        dobbiamo permettere che questa nostra consapevolezza ci renda cinici. I 
        piloti di un tempo erano più uniti fra loro di quanto non lo siano oggi 
        ed erano sempre molto scossi per la morte di un compagno. Noi 
        appassionati dovremmo gioire per la bravura e il coraggio dei piloti più 
        che piangere per la loro scomparsa. Chris Nixon ha scritto un bellissimo 
        libro, intitolato "Mon Ami Mate", sull'automobilismo sportivo degli anni 
        '50, il cui tema centrale è il vincolo d'amicizia tra Hawthorn e 
        Collins. Non potrei consigliarvi un libro più caldamente.