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KIMI RAIKKONEN
Nasce il 17 ottobre 1979 a Espoo, in Finlandia. Il padre Matti è un costruttore di strade, mentre il fratello Rami è un pilota di rally che gareggia nel campionato finlandese di Formula 3. Pilota poliedrico, ha gareggiato in diverse discipline motoristiche; nel 2011 ha fondato un Team che ha preso parte al Mondiale di Motocross, chiamandolo Ice 1 Racing. Pratica snowboard ed è un appassionato di hockey su ghiaccio, quando torna nella propria città natale va sempre a vedere la sua squadra del cuore, gli Espoo Blues. Non ha un gran feeling con i media, vista la sua proverbiale riservatezza. Nel 2006, durante il GP del Brasile, ghiacciò l'ex-pilota Martin Brundle che gli chiese come mai non aveva visto una cerimonia di premiazione di Michael Schumacher, “informandolo”, in modo molto colorito, che “era in bagno”. Kimi nasce in una famiglia non molto facoltosa, ad otto anni Räikkönen muove i primi passi nel kart. Nel 1999 approda nel campionato britannico di Formula Renault, con il team Manor. L'anno successivo conquistò il titolo grazie a 7 vittorie su 10 gare, 7 pole e 6 giri veloci. Nello stesso anno, gareggia anche nella Formula Renault internazionale, dove ottenne 2 vittorie, 2 pole e 2 giri veloci. Su 23 gare alle quali aveva partecipato fino a quel momento in monoposto, Kimi aveva avuto successo in oltre il 50%, ottenendo 13 vittorie, fatto che attirò l'attenzione di Peter Sauber dell'omonima scuderia di Formula 1.
Quest'ultimo lo invitò ad una sessione di test sulla pista del Mugello, questa volta attirando anche l'attenzione del pluri titolato Michael Schumacher, lì presente per dei collaudi con la Ferrari; al test prese parte anche il collaudatore del team Sauber, Enrique Bernoldi, fortemente spinto dallo sponsor Red Bull verso un posto da titolare per la stagione successiva. I tempi sul giro del giovane finlandese furono eccellenti e migliori di quelli di Bernoldi, tanto che Peter Sauber decise di ingaggiarlo per il campionato 2001 (pur contro il parere di Helmut Marko che continuava a spingere fortemente per il brasiliano): per la prima volta nella storia esordiva in F1 un pilota che aveva disputato sino a quel momento solo 23 gare, di cui peraltro nessuna nelle tradizionali formule propedeutiche alla massima categoria motoristica (quali la Formula 3 o Formula 3000)

Il debutto in Formula 1 avviene nel Gran Premio d'Australia, con una superlicenza FIA provvisoria valida per le prime sei gare, al volante di una Sauber-Petronas. Il suo debutto fu impressionante, arrivando al 6º posto e guadagnando il primo punto mondiale. Dopo la corsa la federazione sportiva concesse definitivamente la superlicenza
Ma fu proprio durante il primo G.P. che si capì subito di che pasta fosse fatto il finlandese: quando già tutti i piloti erano in pista e si accingevano ad entrare nell'abitacolo, Kimi non si trova lo cercano e lo trovano nel van a dormire dimostrando di non patire per nulla la tensione del debutto in Formula 1.
Nel 2002 Dennis lo vuole in McLaren per sostituire il connazionale Hakkinen e già nel 2003 contende il titolo a Schumacher arrivando secondo per 2 punti grazie a 1 vittoria e 9 podi ed all'affidabilità.
Affidabilità che mancherà nel 2005 quando ha la macchina migliore ma poco affidabile. sarà ancora vice campione dietro ad Alonso con 7 vittorie, 5 podi e tante vittorie sfumate per inaffidabilità. Clamoroso il ritiro a 1 giro dal termine al GP di Europa dominato. Nel 2007 sostituisce Schumacher in Ferrari e il titolo arriva subito con un punto di vantaggio sulle McLaren di Alonso e Hamilton
Nel 2010 viene appiedato per far posto a Alonso e per due anni si dedica ai rally con scarsi risultati, diventerà comunque il primo pilota di F.1 a vincere una prova speciale.

Rientra in F.1 nel 2012 con la Lotus, vince una gara ed alla fine è terzo. Altro anno con Lotus, una vittoria poi, nel 2014, torna alla Ferrari per fare da scudiero prima ad Alonso poi a Vettel. Rimane fino al 2018 conquistando solo una vittoria. Gli ultimi 3 anni li fà all'Alfa Romeo Sauber così come aveva iniziato. A settembre 2021 annuncia che a fine stagione si ritirerà all'età di 42 anni.

Kimi Raikkonen è stato uno dei piloti più enigmatici e affascinanti di sempre: il suo addio alla F1 chiude un’avventura durata vent’anni. Ci vorrebbe un romanzo per raccontare la sua vita, oltre la pista soprattutto, per entrare nella sua dimensione. Kimi arriva in Ferrari nel 2007 per sostituire Michael Schumacher. Altri si sarebbero sciolti per la pressione, non lui. Abituato a liquidare le domande dei giornalisti con frasi di cinque parole. Risposte che non lasciano scampo. Del tipo: «Quando il semaforo diventa verde devi partire» o i tanti mitici team radio. Ultimo campione del mondo con la Ferrari al 2021, vittoria nell’anno del debutto per un punto, all’ultimo Gp a Interlagos. Dopo molto altro, certo, ma il meglio lo aveva già dato. Mancherà alla F1 più il personaggio del pilota, almeno quello dopo il 2013: allergico ai cerimoniali, ai riti del paddock, spontaneo oltre ogni limite. Riservato ma simpaticissimo con il suo umorismo caustico e tagliente era il pilota più acclamato dal pubblico malgrado la mancanza di risultati. Ci mancherai Kimi, Grazie di tutto.

Formula1news.it

Dieci cose indimenticabili di Kimi Raikkonen

Ora che Kimi Raikkonen ha formalizzato il suo addio alla Formula Uno a fine stagione, citerò in ordine sparso dieci cose sue che, in vent’anni!, hanno colpito la mia fantasia.
La prima sarebbe l’ultima. È il testo whatsapp che KR7 mi ha mandato ieri sera. Eccolo: life is much much more important and has always been for me. Non credo serva traduzione.
La seconda è quella vittoria del 2009 a Spa, con una Ferrari il cui secondo esemplare in pista chiuse all’ultimo posto. Una impresa gigantesca, compiuta sapendo già di essere stato licenziato non per demeriti (con lui Maranello aveva vinto tre mondiali in due anni) ma in nome di un business voluto da tanti e poi risoltosi in un epocale fallimento.
La terza. In una carriera lunghissima, mai una volta Kimi è stato sospettato di avere commesso volontariamente una scorrettezza in pista. Mai una volta.
La quarta. Quel giorno del 2001 ai tornelli del Paddock di Melbourne, lui era al debutto assoluto, si era scordato il pass e gli addetti non lo volevano lasciare entrare perché non lo conoscevano e io stavo dietro in fila e ridevo come un matto.
La quinta. La pole a Monza del 2018, un giro pazzesco a tempo di record per un boato di folla mai sentito e fu la tumulazione definitiva dei detrattori in servizio permanente effettivo.
La sesta. Interlagos 2007. Tanto, che te lo dico a fare?
La settima. Leave me alone, I know what I Am doing. I suoi team radio diventati cult, in particolare quando stava in Lotus, perché Raikkonen ha vinto anche con la Lotus, eh.
L’ottava. Il cellulare scaraventato in mare quando finalmente ebbe la certezza, un giorno d’estate del 2013, che in Ferrari avevano compreso di avere sbagliato nei suoi confronti.
La nona. La vittoria a Spa nel 2004 con una McLaren impresentabile. Perché sulle Ardenne c’è anche chi non ci ha vinto mai.
La decima. La storia di un uomo che ha saputo combattere i suoi demoni, alcol compreso. Che nel libro bellissimo di Hotakainen pubblicato in Italia da Minerva ha accettato di raccontare difetti, errori, disastri esistenziali.
Kimi Raikkonen è mio fratello.

Leo Turrini

 


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Aggiornato il: 19-dic-2023